lunedì 22 giugno 2015

Scrivere un romanzo Fantasy: Emergere - I consigli del buon Gheler #5.1

Questo è un articolo scritto per il blog Un buon libro non finisce mai il giorno 13 aprile 2015, durante la settimana dell'emergente. Una piacevole iniziativa che serviva a dar voce agli autori emergenti e a pubblicizzare i loro lavori.

I consigli del buon Gheler 
(Clicca per leggerli) 
2) Carattere (09/6/15)
3) Stesura (12/6/15)
5.1) Emergere

Emergere

Avete presente tutti quegli autori di spessore di cui sentite tanto parlare oggi? Anch'essi sono stati un neonato piagnucolone cagasotto, un bambino stupido e superficiale e un adolescente addolorato dal primo colpo basso inflitto dall'amore. Proprio come ognuno di noi. Ma cos'è che ha fatto invece la differenza tra loro e tutte quelle persone che, nel bene o nel male, sono direttamente passate alla fase: ehi, sono un adulto, le storielle non m'interessano più? Forse l'avere un sogno da realizzare, o forse semplicemente l'ambizione di diventare qualcosa di diverso? Anche gli autori più onorevoli hanno attraversato la fase dell'aspirante scrittore, passando poi per l'esordiente in cerca di qualcuno che possa pubblicarlo (sorvolando le varie lacune) per infine tuffarsi nell'oceano e diventare un emergente. E, seppur molti di questi più che emergere abbiano direttamente prosciugato l'oceano saltando la fase, il concetto resta sempre lo stesso; nuotare verso l'alto.
Lo scrittore emergente è una realtà che ben pochi conoscono. Quando si è aspiranti non si pensa al come e al cosa, si pensa solo alla scrittura, alla trama, alla grammatica e a tutto ciò che necessita attenzione. L'esordiente invece deve concentrarsi sul come pubblicare, sul come presentare la propria opera, sul come non perdere la pazienza quando, pur trovando in esso del potenziale, si entra in contatto con la dura realtà del mondo dell'editoria. Chi è lei? Lei non è nessuno, e un nessuno non venderà mai a nessuno. Lo scrittore emergente invece è in continua lotta con il cosa. Cosa dire del proprio libro, quali parole usare per convincere le persone a comprarlo, cosa fare per pubblicizzarlo, per dargli merito, per farlo arrivare al cuore di più persone possibili perché si scrive e si pubblica per condividere, e senza la condivisione è come se tutto quel lavoro e quel non perdere la fiducia smarriscano improvvisamente il loro iniziale senso.
L'autore emergente quando pubblica il suo primo libro pensa che è finalmente fatta, che la parte difficile è superata ma si sbaglia. La parte difficile inizia proprio ora ed io sono qui per smorzare ogni vostra speranza, per demoralizzare ognuno di voi. Ad esempio potrei partire con qualche cifra. Nel 2010 google ha concluso un progetto che è durato sei anni e che aveva lo scopo di capire quanti libri ci siano nel mondo, e il risultato è stato circa un numero pari a: 129.864.880. Direi che basterebbe già questo singolo dato a smontare l'ambizione del nostro caro emergente ma non mi ritengo soddisfatto, perché oggi siamo nel 2015 e dal primo gennaio, secondo il sito worldometers.it, solo quest'anno ne sono già stati pubblicati altri 1.191.803. Probabilmente più del numero di lettori in Italia. Ancora non ti è bastato? Pensi ancora che un giorno diventerai un grande scrittore? Uno famoso e magari (perché no) anche ricco, pronto a raggiungere il set dell'adattamento cinematografico e a gustarti le reazioni del pubblico attraverso immagini e tweet? Perché oggi mi sento estremamente cattivo e il mio scopo è quello di distruggere ogni vostra singola speranza! Quindi potrei parlavi dei margini di guadagno, dirvi che è impossibile vivere di parole, o forse potrei scavare di più nel personale e parlare delle conseguenze. Non so, ad esempio le conseguenze dello spam: "ciao, grazie per l'amicizia, sono un autore emergente e questo è il mio romanzo, se ti va dagli un'occhiata!" o dell'improvvisa volontà di cedere gratuitamente il libro a chiunque possa dargli visibilità, magari cercando prima d'instaurare una bellissima amicizia con esso. O dei siti che pagherete per ricevere una recensione positiva o peggio ancora le recensioni supplicate ai vostri amici su ogni genere di piattaforma che si paleseranno a tutti come tali, mostrandovi invece davvero disperati. La disperazione è il marchio di fabbrica di ogni autore emergente, lo so perché ne faccio parte anch'io da quasi due anni. E per i primi due anni probabilmente non raccoglierete molti frutti, se sarete fortunati. Se sarete sfortunati non ne raccoglierete alcuno. L'autore emergente pensa che pubblicare lo renderà felice, lo aiuterà a superare ogni blocco dello scrittore, ogni fase oscura della propria vita non sapendo invece che sarà l'esatto contrario. Pubblicare un libro vuol dire farsi divorare da ansie e dubbi, da doveri e giudizi perché, che vi piaccia o meno, a molti il vostro libro non piacerà. Esatto, quello stesso libro che vi ha strappato intere notti insonni, che vi ha portato via ore ed ore, idee e tempo, tempo che non riavrete mai più indietro. Una via a senso unico dove ogni precipizio è inevitabile e spetterà a voi soltanto capire se ne varrà la pena di rompersi le ossa, se ne varrà poi la pena d'ingessarsi, di rialzarsi, di proseguire. Perché la differenza tra chi ce l'ha fatta e chi invece sta ancora annaspando tra cifre a due numeri e carenze economiche è questa. Chi si arrende cola a picco, chi è rimasto impassibile leggendo queste parole invece direi che ha molte probabilità di restare a galla, chi crede davvero nel proprio lavoro, nella propria opera, prima o poi troverà altre persone con cui condividere la sua ambizione e il suo sogno e saranno quelle stesse persone a farlo emergere. Se state cercando un lieto fine è questo. Sarà banale, sarà scontato ma ripeterlo non fa mai male; non arrendetevi mai, chi si ferma è perduto.
Condividere è la risposta.
Comprensione è la domanda.

Nessun commento:

Posta un commento