lunedì 1 agosto 2016

Gheler l'esploratore - Adne || TEASER 01

Salute, esploratori.
In collaborazione con Ozne Production, durante queste due settimane usciranno diversi Teaser che racconteranno visivamente e in 30 secondi i quattro protagonisti della saga; Adne - Adeleo - Elden - Gheler.



Il primo "parla" di Adne, la Etne che vive nei boschi del Sialden.
Tutte le scene sono state girate in Basilicata, poiché, oltre che mostrare le peculiarità delle razze presenti nella saga, era mia intenzione anche mostrarvi piccoli pezzi della mia "regione desolata", una piccola terra di mezzo quasi dimenticata.
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Enjoy: 



domenica 31 luglio 2016

Lettera a tutto ciò che ho abbandonato

A voi non servono le mie scuse; di quelle ne ho bisogno io. 
È che va così. 
Perdo subito interesse o amo per sempre; non c'è una via di mezzo. 
Certe cose non le controlli. 
Certe cose, per quanto ci provi, vanno così e basta. Anche quelle che hai iniziato tu. 
Le inizi e le finisci, e nel mezzo c'è sempre una vittima innocente. 
Delle volte sei tu, altre io; spesso nessuno dei due. Intervengono terzi, pretesti, vittime inconsapevoli. 
Se penso alla prima cosa che ho abbandonato nella mia vita, mi viene in mente un pupazzo di plastica senza volto. 
Forse era un personaggio della Disney. Avevo pochi anni, sei o sette. 
Di solito non ricordo granché della mia infanzia. 
Di solito non ricordo granché di niente. 
Però quel pupazzo vive ancora nella mia memoria, seppur vagamente. 
L'ho abbandonato al mare perché ne trovai uno più bello. Uno più colorato. 
Ti chiedo scusa. 
Poi, con la consapevolezza del futuro, ho abbandonato il mio sogno più grande; diventare un poliziotto. 
Da piccolo odiavo la criminalità, che nella mia ancor più piccola visione del mondo si limitava al bullismo. 
Volevo arrestare i bulli delle scuole elementari. 
Se penso alla scuola media, durante il primo anno ho abbandonato il primo falso amore per un altro ancora più falso. 
Ancora più impossibile. 
Dopo la scuola media ho abbandonato altri sogni. L'archeologo. Il pittore. L'architetto. 
Io lo volevo fare davvero, l'architetto, ma l'architettura è tutto un inganno. 
Si mostra agli occhi come un'espressione di libertà e anarchia e quando la assaggi ti accorgi che in realtà ha un sapore amaro,
che sa di canone e regole da rispettare. C'è a chi piace; a me non piaceva, quindi ho abbandonato. 
Mi spiace anche per te. 
Ho abbandonato studi, opportunità, qualche amicizia ostacolata dalla distanza, altri falsi amori. 
Ho abbandonato i miei stessi ricordi. 
Prima di scrivere questa lettera ero convinto di essermi lasciato poco o niente alle spalle. 
Invece ora mi accorgo di aver abbandonato un sacco di idee, libri scritti a metà, testi personali e parole solitarie. 
Ho abbandonato la mia fede in Dio. Ho abbandonato la voglia di riprovarci.
La voglia di dialogare con lui. 
Di ricrearlo. Un'immagine di conforto. 
Un bastone, un sostegno, una parete tra il nulla e il tutto.
Ho abbandonato la voglia di combattere. Di agire. Di cambiare il mondo. 
Penso che tutti vorrebbero cambiare il mondo ma il problema principale è che lo vuoi perché non sai come farlo. 
Non sai in cosa cambiarlo. Si ama semplicemente l'idea. 
Nel tempo ho capito che il dolore è il catalizzatore dell'abbandono. 
Basta che qualcosa mi faccia un po' del male e la lascio lì, sull'autostrada della vita. 
Basta che qualcosa minacci l'ispirazione, la tranquillità e la pace. 
La scrittura è l'eccezione che conferma la regola. 
Lei mi fa del male in mille modi diversi. 
Cambia tortura ogni giorno, ogni ora e parola. 
Mi toglie la fame, la compagnia, i desideri umani, la voglia di essere umano, di amare, di odiare; mi priva di tutto. 
Mi svuota completamente. 
Ho abbandonato il meno peggio per il peggiore dei mali. 
Sono un ostaggio, un martire, perché tutti abbiamo un carnefice; ed il mio è la scrittura. 


giovedì 30 giugno 2016

Lettera alla semplicità

Colgo quest'attimo di meraviglia. 
Penso ai sogni. 
Penso alla notte buia, solitaria. 
Ho sognato amori e orrori e poi li ho dimenticati. 
Li ho dimenticati come dimentico il vento. 
Il vento che mi scuote i capelli.
I capelli che mi accarezzano il volto.
Il volto rigato dalle lacrime.
Lacrime di gioia.
La gioia che mi coglie in attimi comuni, semplici.
La semplicità è quel che cerco.
Cerco la semplicità, non la felicità.
La felicità è sempre un passo indietro, mi basta fermarmi e lei mi raggiunge.
Raggiungermi però è complicato, spesso mi ritrovo a correre.
Corro lontano, perdo la strada e mi sveglio nel pieno della notte.
Nella notte colgo quest'attimo di meraviglia.
Penso alla vita.
Non so esprimerla.
Penso alla morte.
Morire dev'essere orribile.
Penso all'amore.
L'amore non è mai stato in cima alle mie priorità.
Penso all'odio.
Ho odiato, odio e odierò ancora ma cerco di non condividerlo con gli altri.
Penso al mare.
Il mare mi fa sentire bene, soprattutto quando non fa caldo e la spiaggia è vuota.
Penso a chi scrive.
Scrivere è la chiave che libera l'uomo dalle catene della mortalità.
Penso a chi legge.
Leggere è aggiungere anelli alle catene della mortalità, così da raggiungere luoghi distanti.
Penso a chi è distante, a chi sta partendo.
Non ho parole di commiato.
Penso a chi sta soffrendo, a chi è triste.
Non ho parole di conforto; non stanotte.
Stanotte colgo quest'attimo di meraviglia e penso ai sogni che nascono nell'attesa della solitudine.
Penso che stare da soli è semplice, ed io cerco la semplicità.



mercoledì 22 giugno 2016

Sospiro lacrime



Stanotte sospiro lacrime di ricordi. 
Penso a come sono adesso, in pace, capace di esprimere questi sospiri. 
Penso a com'ero prima, un istante fa, davanti a lei, davanti a voi. 
Sospiravo lacrime amare. 
Non volevo esserci. 
Non volevo esistere. 
Mi chiedevo la ragione di quel mio esserci. 
Mi chiedevo la ragione di quel mio esistere. 
Vedevo ciò che facevo dalla luna e pensavo. 
Pensavo; perché lo sto facendo? 
Pensavo; perché lo sto pensando?
Sentivo di voler piangere quelle lacrime.
Basta sospirarle. 
È ora di piangerle.
E ieri, quando le lacrime sospirate sapevano di felicità.
Ero di nuovo sulla luna. 
Perché son qui?
Perché esisto?
Lei mi parlava ed io ero felice. 
Non parlava di niente, non parlava di cose importanti. 
Ma io ero felice comunque. 
Ero felice anche quando parlava lui, e lui, e lui, e lei, e poi di nuovo lui. 
Una felicità banale, facile. 
Quella era la più facile tra tutte le felicità. 
Ma io avevo voglia di piangere comunque.
Sospiravo lacrime di gioia.
Gli sguardi delle persone mi uccidono sempre.
Le loro parole mi annientano. 
Resto disarmato e sospiro lacrime di rimpianto. 
Non sono bravo con queste cose.
Non sono bravo a parlare, a sorridere di getto, a dire bugie. 
Sono un bambino appena nato.
Scopro per la prima volta il mondo.
Lo scopro per la prima volta tutte le volte che lo vedo.
Mi guardo allo specchio; ci trovo un miserabile.
La miseria è il pane della coscienza. 
Sospiro lacrime di coscienza. 
Sono un miserabile. 
Piango per ogni sospiro e mi va bene così.


mercoledì 8 giugno 2016

Super-Mega-Fast-Giveaway

Salute, esploratori.
Poiché mi sento particolarmente generoso e in occasione della prossima uscita, "la guerra dei quattro eserciti" terzo volume cartaceo della saga di Gheler l'esploratore (ad oggi disponibile soltanto in versione ebook) che prenderà vita materiale circa verso fine giugno, vi propongo un Super-Mega-Fast-Giveaway.
Di cosa si tratta?
Semplice.
Non condividerò questo post in nessun social, soltanto chi è iscritto al blog potrà vedere (e ricevere) in regalo il secondo volume, L'isola di Eben, completamente gratis direttamente a casa.
Come fare? Beh, è un Super-Mega-Fast-Giveaway, perciò il primo che commenta (inserendo una mail dove contattarla per ricevere l'indirizzo) vince.
Go!
PS: (poiché Blogger condivide in automatico su google+, vi assicuro che controllerò personalmente; verrà considerato vincitore il primo iscritto che commenta)

War is coming.

sabato 7 maggio 2016

S-contrasti

-  25 Aprile

Non esiste il freddo o il buio; dicono che il freddo è mancanza di calore e il buio è mancanza di luce e che quindi il male è mancanza di bene. Sembra quasi che siano le mancanze a gestirlo, questo mondo, ma le mancanze sono assenza di presenza, o la presenza è assenza di mancanza? Non lo so proprio. Magari conosciamo il valore della libertà proprio grazie alla sua mancanza, che diventa spesso oppressione. Sembra che ogni generazione debba avere una propria guerra, come se fossimo incapaci, senza di essa, di comprendere l'uguaglianza che è mancanza di diversità, l'odio che è mancanza d'amore e l'egoismo che è mancanza d'altruismo. Dimentichiamo ciò che ci è comune, ciò che, senza volto, carne e ossa, fa di ognuno un uomo vero. Dimentichiamo la mancanza del desiderio comune, la mancanza del pensiero univoco, che se dentro siamo fatti tutti allo stesso modo, che se dentro abbiamo tutti sangue, non tutti rispondiamo uguale agli stimoli, alle domande e alla libertà negata.
Come disse Terzani, da che mondo è mondo non c'è stata ancora la guerra che ha messo fine a tutte le guerre.