sabato 3 settembre 2016

Lettera al futuro




Non so spiegarne il motivo ma quando penso al mio futuro, lo immagino orribile.

Se guardo avanti, vedo una morte a metà tra l'orrido e il ridicolo. Io che a quarant'anni perdo il lume della ragione, che mi cago addosso due volte al giorno, che rido senza motivo, sbavo, vomito, mi ficco le dita nelle orecchie e mi mangio il cerume; cado come un cretino e crepo nella totale inconsapevolezza.

Se guardo avanti, vedo un'infinità di sfortune, di opportunità mancate. Annego nei debiti, annego nella depressione, nell'ansia, nei ricordi e nella piscina comunale.

Se guardo avanti, vedo tutti gli altri proseguire mentre io resto immobile, coperto di polvere, di dubbi, dalla paura di fare un passo. Vedo i vostri traguardi, vi invidio, vi odio; mi giustifico banalmente. Lo faccio sempre. Non era quello che volevo. Non è quello che vorrei per me.

Se guardo avanti vedo il vuoto, l'oscurità. Per quanto provi a cambiare punto di vista, l'oscurità non cambia e tu non cambi di conseguenza.

Se guardo avanti vedo tutto ciò che non vorrei adesso. Una malattia improvvisa. Il fallimento. La perdita.

Se guardo avanti vedo la fine di questo testo. Finirò a parlare della mia dipendenza, del mio legame, finirà un po' come tutti gli altri, con mille dubbi e rancori, con me che sospiro queste lacrime e penso: chissà se piacerà. Chissà se qualcuno leggerà ciò che sto scrivendo. Chissà cosa penserà davvero, se gli sembrerò ridicolo, idiota, magari anche un po' coglione. O se nella sua testa, se nella tua testa, hai iniziato a tessere lodi. Ora come ora m'importa solo della tua sincerità. Dimmelo. Sii sincero.

Nonostante tutto, preferisco guardare avanti piuttosto che indietro. Sono abbastanza nostalgico, in realtà, tuttavia dimentico la maggior parte delle cose, a partire da quelle importanti. Ed è così che immagino il mio futuro, un futuro che cancella il passato, che lo dimentica e commette inevitabilmente gli stessi errori. Un circolo vizioso di banalità.

Per questo scrivo. Perché la scrittura si sta incidendo adesso, in questo preciso istante. Siamo io e lei, qui ed ora e tu non puoi saperlo, non sai niente, non sai nemmeno il perché. Un incontro segreto, non chiamato ma soltanto voluto; desiderato. E la scrittura resta, non è come i ricordi, come le parole dette. Lei resta lì finché tu non la cancelli. Che il vero controllo di sé è questo, decidere quando cancellare qualcosa e quando tenerlo sotto chiave. Potrò sempre rileggere questo testo. Sempre. Puoi guardare avanti quanto vuoi, mentre scrivi, ma più avanti del presente non esiste niente, nessuna strada.

Stanotte non guardo avanti, stanotte incido queste parole in qualsiasi presente dell'universo.


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