Isidoro
Questa
che vado a raccontarvi, non è di certo quel tipo di storia che un
adulto vorrebbe vivere o sentire. Forse perché i più non la
capirebbero (e lo dico certamente con molta presunzione) o forse
perché si credono ormai troppo maturi, e quindi troverebbero la sua
morale non adatta alla loro età ma la verità è che un libro (o un
racconto come in questo caso specifico) può essere letto anche al
contrario, partendo dalla sua fine per raggiungere l'inizio. Poiché
questo racconto è dedicato a chi sa leggere i libri in tutti i versi
possibili (i bambini) non starò qui a spiegare agli adulti cose che
invece dovrebbero comprendere da sé. Insomma, date un libro in mano
a un bambino; questo, non capendone un accidente, potrebbe aprirlo al
contrario, sottosopra, di lato e: ta dah! ecco che da esso nasce una
storia diversa con un significato diverso. Date quel libro a un
adulto e lui, che dice di sapere molte cose, lo aprirà da un solo
verso e leggerà unicamente nella direzione in cui scorrono le parole
sensate. Voi piccoli dovreste ridere di loro quando fanno così. Un
libro non è un insieme di ciottoli che formano una strada, un libro
è un insieme di ciottoli che formano una montagna, e quando si scala
una montagna non lo si fa mica percorrendo una salita ripida e
dritta. Insomma, sono proprio pazzi, scelgono sempre la via più
difficile; Ma torniamo a noi.
Questa
che vado a raccontarvi è la storia di un bambino di nome Isidoro
che, un brutto giorno di fine Ottobre, si ritrovò improvvisamente
solo nel mezzo di un vastissimo deserto. Ma cosa ci fa un bambino di
cinque anni solo nel deserto, mi chiederete voi? Beh, io dico di
no, che non è una domanda che potete farmi. E quindi voi, che state
leggendo o ascoltando ciò che sto narrandovi, certamente non potete
chiedere una cosa del genere a un foglio di carta sporco d'inchiostro
o a qualcuno che, in mia vece, vi parla del piccolo Isidoro. Quindi,
chiarito questo dolente punto (quello che afferma senza possibilità
di obiezione che non potete pormi domande sul come, sul cosa e sul
perché) riprendo la narrazione.
Isidoro
si trovava nel mezzo di questo vastissimo e caldissimo deserto dalla
sabbia rossa, talmente rossa da sembrare fuoco in polvere. Solo e
abbandonato, il piccolo Isidoro vagò in lungo e in largo finché non
trovò finalmente un piccolo riparo. Una roccia, rossa anch'essa,
emergeva minacciosa dalla sabbia, offrendole un istante di riparo dal
sole. Isidoro si accomodò nella sua ombra e, preso dalla stanchezza
dell'infinito vagare, si addormentò.
In
sogno gli apparve un Genio, veniva fuori da una lampada luminosa
fatta di oro rosso. Questo Genio però a Isidoro parve un po' tonto e
buffo, il che è ridicolo, se ci pensate, per un potente mago che
prende il nome di Genio. Ma subito il bambino dovette ricredersi. "Io
sono il principe della sabbia" annunciò questo a gran voce. "Il
deserto è la mia dimora. Senza di esso io non vivo, ma con esso a
tagliare in due il mondo, le persone che vogliono raggiungere l'altra
metà della terra rischiano la morte. Non desidero lasciare la vita,
perciò il deserto continuerà a esistere, ma non desidero neppure la
morte tua, piccolo uomo"
"Allora
aiutami a tornare a casa" disse Isidoro, stanco e assetato.
"Questo
ed altro farò per te" rispose il Genio. "Ma i miei poteri
non valgono nulla senza i tuoi desideri. Perciò dimmi, piccolo uomo,
cosa desideri davvero?" Isidoro, colto di sorpresa, restò un
attimo lì a pensarci. "Prima che parli, però" lo
interruppe il Genio non appena lo vide sollevare lo sguardo, "devi
conoscere le regole della mia magia, che per noi Geni non sono mica
tutte uguali. Stammi bene a sentire perché parlerò una sola volta.
Posso esprimere i desideri che riguardano soltanto la tua persona, e
soprattutto non posso spostarti da un luogo all'altro come ti pare.
Posso renderti più astuto, posso farti diventare intelligente, posso
allungare il tuo passo ma non posso evitare che tu soffra la fame o
la sete, perché i miei desideri si protraggono nella breve eternità
del corpo e allora ti dimenticheresti di mangiare e di bere, morendo.
E soprattutto, posso far avverare soltanto una di queste cose, quindi
bada bene a ciò che desideri"
Isidoro
tirò un lungo, lunghissimo sospiro, per infine sorridere al Genio in
modo beffardo.
“Allora
voglio diventare un adulto” disse, convinto e a testa alta. “Gli
adulti hanno il passo più lungo di un bambino, sono più astuti e
intelligenti e riescono sempre a cavarsela, anche da soli, mentre noi
bambini abbiamo sempre bisogno di un adulto per fare le cose
difficili” il Genio gli sorrise di rimando, schioccò le dita e
Isidoro si ritrovò improvvisamente più alto, robusto e forte. Si
mise quindi a ridere e andò via, credendo di aver ingannato il Genio
che a lui pareva nuovamente un tonto.
C'è
da dire però che Isidoro riuscì davvero ad attraversare il deserto
in tempo ma solo grazie al suo passo più lungo. Una volta tornato
nel mondo delle persone però, si accorse di essere lui il tonto. Era
sì adulto, ma nella testa restava ancora un bambino che non sapeva
fare niente senza i propri genitori. E a proposito di genitori, i
suoi lo cacciarono di casa. “Sei un adulto, adesso devi cavartela
da solo” ma Isidoro, che di adulto aveva solo il corpo, non sapeva
cucinare, non sapeva lavare, stendere, stirare; fu un gran casino. E
la parte peggiore era quando doveva lavorare. Avendo ancora la testa
di un bambino di cinque anni, spesso si dimenticava degli impegni e
iniziava a giocare con qualsiasi cosa. Con le matite, con i fogli di
carta, poi faceva errori grammaticali gravissimi, metteva le H dove
non doveva e sbagliava tutte le doppie o gli accenti. Le persone
ridevano di lui, lo prendevano in giro (proprio come facevano i
bambini di cinque anni tra loro) e quando il capo dell'ufficio lo
licenziò Isidoro si ritrovò anche senza più soldi.
Allora,
triste e disperato, Isidoro camminò con le sue gambe lunghe fino a
metà del grande deserto, precisamente un anno dopo, ovvero il 31 di
ottobre. Il Genio era lì e lo stava aspettando.
“Voglio
esprimere un altro desiderio” disse.
“Va
bene, ma solo se ti è utile ad attraversare il deserto” rispose il
mago. “E tornare bambino non lo è. Le tue gambe corte ti farebbero
morire di sete”
“Non
voglio tornare bambino” specificò Isidoro, “i bambini non sanno
proprio cavarsela da soli, quindi desidero che tu mi faccia diventare
più intelligente”
“Ma
questo non ti aiuterà mica ad attraversare il deserto, visto che ci
riesci benissimo anche così” obiettò il Genio.
“Ti
avevo chiesto di farmi diventare come un adulto, non di far crescere
solo il mio corpo!” urlò Isidoro, rosso in volto per la rabbia.
“Adesso tu mi farai diventare intelligente e sai perché? Perché
sono uno stupido bambino testardo e non me ne andrò da qui finché
tu non mi avrai fatto diventare intelligente. Se non lo farai, morirò
di fame. Quindi ecco come questo mi aiuterà a uscire dal deserto”
il Genio parve enormemente sorpreso dalla sua trovata.
“E
sia” decretò il Genio. Improvvisamente Isidoro diventò una
persona intelligente, e la prima cosa che comprese, in quel momento,
fu l'ingiustizia del suo gesto.
“Ti
chiedo scusa” disse Isidoro, dispiaciuto per davvero. “Ho
sbagliato, e adesso desidero che tu mi dia della saggezza per non
sbagliare un'altra volta”
“E
questo in che modo ti aiuterà a superare il deserto?” domandò il
Genio, curioso.
“I
sensi di colpa mi divorano la mente, non riesco a perdonarmi. Adesso
ho paura di sbagliare di nuovo, pensavo che l'intelligenza mi avrebbe
aiutato a fare tutte le cose giuste, ma adesso capisco che è la
saggezza di cui ho bisogno per non commettere altri errori. Senza di
essa non me ne andrò”
“E
va bene” il Genio schioccò le dita e Isidoro sentì un'immensa
saggezza dentro al cuore.
“Ho
usato la mia intelligenza per chiederti la saggezza, sono stato
avido” disse improvvisamente Isidoro, piangendo a fiotti. “E
adesso mi sento ancora più in colpa. Dimmi, Genio, cosa serve a una
persona per non sbagliare mai?”
“Non
lo so” disse il Genio. “Io aiuto solo le persone ad attraversare
il deserto così che il mio egoismo, il mio desiderio di vita, il
quale divora mezzo mondo, non mi faccia sentire in colpa”
“Oh,
allora forse puoi darmi un po' di egoismo. Così non penserò più a
come ti ho preso in giro, ma penserei piuttosto di tornarmene a casa”
“Va
bene” sbuffò il Genio, stanco. E Isidoro, adesso che sentiva di
essere diventato una persona egoista, abbandonò il deserto e tornò
in città, dove tutti lo accolsero come un vero adulto. Non perché
fosse egoista, sia chiaro, ma perché credeva di aver finalmente
capito da che lato andavano lette le storie.
-Antonio Polosa
Nessun commento:
Posta un commento