Oggi, 20 Agosto, esce ufficialmente il cartaceo del secondo volume della saga di Gheler l'esploratore, "L'isola di Eben" su tutte le piattaforme on-line. Potete acquistarlo (ad esempio) QUI; Amazon lo spedirà non appena disponibile.
In occasione di questo evento, vi lascio un breve testo (scritto da me) sul vastissimo tema che può diventare l'esplorazione.
Buona lettura.
Esploro.
Ignoro l'immediato futuro.
Cammino a piedi nudi,
sull'erba, sfioro steli vergini al calore umano.
Il vento incontra un nuovo
ostacolo, si divide, mi pone domande.
Il mondo odora di pulito,
di selvaggio, e adesso anche di me, di sudore, di fiato corto, di
sospiri.
Cosa spinge le persone a
cercare il nuovo, l'incontaminato. Forse la sorpresa, l'ignoto.
A saper tutto si perde il
piacere.
Conosco già quello stelo
d'erba, e quell'albero, laggiù. Conosco il cielo e le stelle, saluto
tutti i giorni le nuvole; le montagne sono le più immobili. Il vento
non le smuove come fa con le foglie, mutano solo i picchi, adesso
innevati, adesso in tempesta; e adesso si asciugano al sole.
L'odore della carta. Le
pagine ruvide, bianche, stirate.
Parole nuove, parole mai
lette, mai udite. Persone mai conosciute che incastrano lettere,
comunicano, si muovono insieme ai tuoi occhi. E tu le conduci, loro
proseguono indomite ma solo se sei lì a guardarle, a leggerle. Un
evento, un po' di felicità, qualche risata, della tristezza, un
improvviso dramma. L'ignoto che si cela dietro ogni fruscio. E
sfogli, sfogli e sfogli, divori, inconsapevole di ogni accaduto, di
ogni pensiero.
A saper tutto si perde il
piacere.
Conosco già questo libro.
Conosco le sue pagine ruvide, ingiallite, piegate. Il suo odore, con
quali parole inizia e con quali parole finisce. Cosa accade, quando
accade, dove accade. Cosa dice, cosa pensa. Come pensa.
Un volto nuovo. Mai
incontrato prima.
Una voce che non mi aveva
mai parlato, dei desideri che non mi avevano mai trovato. Quando
sorride, sotto i suoi occhi si formano delle rughe, rughe che non
avevo mai visto, modi di dire che non avevo mai sentito. Si
susseguono domande, sempre le stesse, cambiano solo le risposte. Da
dove vieni. Cosa fai. A chi appartieni. E ti racconta storie nuove,
storie esilaranti, storie malinconiche, storie mai vissute. Una
bugia, poi la verità. Tutti dicono sia l'una che l'altra ma sempre
in modo diverso.
A saper tutto si perde il
piacere? Non sempre.
Lo stesso odore, lo stesso
sapore, le stesse mani ma non gli stessi occhi. Quelli mutano.
Cambiano. Ancora quella voce, quella risata, la sento ormai da molti
anni. E vorrei sentirla ancora per molti altri. Ma vorrei sentirne
anche di nuove, insieme alla sua.
Non sempre a saper tutto
si perde il piacere.
Ma molto spesso sì.
Cosa cerchiamo davvero
quando esploriamo. Cosa ci spinge a farlo. La curiosità che si somma
alla volontà, il piacere che ne deriva, l'ambizione, un nome
stampato nel tempo, nella memoria.
Prima è novità, poi è
tradizione.
Prima è piacere, poi
dovere.
Prima il dovere e poi il
piacere.
Si può esplorare anche
restando fermi, immobili, a metà tra la consapevolezza e l'ignoto.
Ignoro l'immediato futuro,
e forse è questo che a volte mi spinge ad andare avanti, altre, a
fare un passo indietro. Per osservare meglio la strada.
Sono privo della
consapevolezza del tempo, del desiderio d'inseguir cose, di
raggiungere mete.
Non mi resta altro,
adesso, che esplorare.
- Alla prossima
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